Blockchain e formazione: la cultura fatta a blocchi (di valore)

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27 Novembre 2019

Anno 2019: usciamo di casa e apriamo la macchina con il telefono, parliamo con quadri animati, andiamo al supermercato a ritirare un pacco e ci facciamo consegnare la spesa in ufficio, invece di dare l’indirizzo ad un amico gli inviamo la posizione, scegliamo che programma guardare su piattaforme invece di consultare la guida tv, programmiamo gli elettrodomestici e, invece di andare a parlare con gli insegnanti, consultiamo direttamente il registro di classe.

Come se non bastasse, le macchine hanno il pilota automatico e le bibite regalano gite nello spazio… Fortunatamente il 2019 non è proprio come lo rappresentava Blade Runner, ma il futuro sembra essere arrivato.

La rivoluzione tecnologica che trasforma la nostra vita quotidiana

A giudicare da tutto questo, sembra che la nostra vita sia significativamente cambiata negli ultimi 10 anni! È indubbio che le tecnologie stiano trasformando la nostra quotidianità: basta guardare il modo in cui comunichiamo, viaggiamo, gestiamo i soldi, effettuiamo i pagamenti, facciamo la spesa, leggiamo un libro, visitiamo una mostra, condividiamo una macchina o un appartamento invece di acquistarli.

Se le rivoluzioni sono quei fenomeni storici che trasformano la vita delle società e dei popoli, questa è indubbiamente una rivoluzione tecnologica, anche secondo i più scettici.

Ma le trasformazioni tecnologiche non cambiano solo abitudini e usi, non influenzano solamente il modo in cui facciamo le cose, creano “nuove cose”. Creano nuovi oggetti, nuove funzionalità, nuovi mestieri, nuovi termini e linguaggi, nuove forme di arte e di intrattenimento.

In questa prospettiva è dunque corretto ammettere che sotto l’impulso delle tecnologie si stia modellando la nostra cultura… Già, ma che cos’è la cultura nel XXI secolo?

L’enciclopedia Treccani scrive “Cultura è il Complesso di conoscenze, competenze o credenze (o anche soltanto particolari elementi e settori di esso), proprie di un’età, di una classe o categoria sociale, di un ambiente.”

Dalla Piattaforma Blockchain #LRXCULTURE al libretto delle competenze

A maggior ragione è lecito domandarsi se non dobbiamo ripensare la cultura in questa società. Se da un lato possiamo fare affidamento su internet per accedere a ogni tipo di informazione (o quasi), se è possibile raccogliere qualsiasi tipo di dato e inviarlo a km di distanza, è chiaro che la cultura non è solo la conoscenza condivisa o posseduta.

Bene Culturale è il nostro “patrimonio artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà”. Quindi come si tutelano i beni culturali introdotti dalle nuove tecnologie? Pensiamo alla realtà aumentata o virtuale: come possiamo tutelare e preservare un’opera che non possiamo chiudere in un museo?

Da leggere: La realtà aumentata e le sue applicazioni nel settore medico

 

Blockchain: certificare il valore culturale e il valore delle esperienze

Penso che le tecnologie non abbiano ancora finito di cambiare la nostra società…

Un momento, ecco dunque l’altra definizione di cultura: l’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborate con un personale e profondo ripensamento che consenta di convertire le nozioni in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo.

Per fortuna la tecnologia genera delle fratture ma trova anche le soluzioni, così le due definizioni, che pur fanno riferimento ad ambiti diversi, trovano il punto di incontro esattamente in una nuovissima tecnologia: la Blockchain.

Cosa c’entra la BlockChain? Questa tecnologia, che il più delle volte viene identificata con le criptvalute, in realtà ha applicazioni e un valore moooolto più ampio e forse moooolto lontano da quello puramente economico.

Scrivo moooolto con molte “oooo” come se fossero degli anelli o dei “blocchi” per l’appunto, perché è così che viene rappresentata la blockchain, come una catena di blocchi.

La caratteristica, che molti conoscono, è appunto quella di creare un sistema condiviso in cui si certificano documenti, scambi, transazioni, ecc. Cioè tutto ciò che accade nel sistema è tracciato e visibile, o meglio certificato dai suoi stessi partecipanti.

La Blockchain, che è stata ampiamente utilizzata per creare valute virtuali, in realtà ha molti campi di applicazione: grazie all’insieme di tecnologie che la compongono, infatti, permette di scambiarsi valore su Internet con la stessa semplicità con cui oggi vengono scambiate le informazioni. Permette cioè di riconoscere o attribuire un valore alle informazioni, documenti, scambi, ecc.

Ecco dunque che la catena a blocchi può essere lo strumento per certificare quei fenomeni o eventi o rappresentazioni che non possiamo tenere in un museo, ma che si verificano o si trasformano (certificando anche la trasformazione).

Uno dei campi più interessanti di applicazione in questo momento, oltre che rispetto ai nuovi Beni Culturali (in attesa che si definisca quali essi siano), è proprio rispetto al valore da attribuire alle esperienze.

Già, perché la nostra Cultura è la risultante di esperienze formative e non, da cui derivano le nostre conoscenze e competenze. Come tenere traccia di queste esperienze? Nel corso della vita spesso frequentiamo corsi, seminari o facciamo training che ci torneranno utili tra anni o che si ricollegano ad altri piuttosto distanti nel tempo o nello spazio… il modo per tracciare queste esperienze è fornito da alcune piattaforme Blockchain (in primis Lirax) che si stanno specializzando nel dare valore ai percorsi formativi (formali e informali) degli individui.

Da leggere: Competenze tecniche, come scrivere il Curriculum

 

Formazione e Blockchain: la certificazione dei percorsi formativi

Insomma, è un po’ come avere un curriculum o un libretto formativo costantemente aggiornato e validato (senza bisogno che altri mettano ulteriori timbri o autodichiarazioni), che si amplia, implementa nel tempo e che all’occorrenza testimonia il cammino fatto e gli esiti che sono stati ottenuti o le pubblicazioni.

I nodi della piattaforma (le persone o le strutture) sono coloro che validano l’autenticità e il valore dell’esperienza stessa.

Le prime scuole, enti di formazione, ITS, Università si stanno interessando per permettere a studenti, lavoratori, cittadini di certificare i percorsi svolti (anche parzialmente) in modo da riconoscere un valore più ampio e duraturo.

Cosa significa ciò per l’aggiornamento dei lavoratori in una società in cui formazione e aggiornamento accompagnano tutto il corso della vita? Significa che finalmente l’esperienza non sarà frammentata ma sarà conCatenata (a blocchi)!

Con questa prospettiva… benvenuto 2019 (e ormai anche il 2020)!

 

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Laura Castellani

Laureata in psicologia, appassionata di formazione, sociale ed educazione di adolescenti e giovani. Responsabile Didattico ITS Servizi alle imprese e consulente per imprese e cooperative, progetta e coordina progetti di orientamento e di innovazione sociale.

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