Per quei fiumi che hanno una foce a delta è difficile capire dove finisce il loro corso e dove inizia il mare. In quelle zone di contatto le acque dolci e salate si mescolano e prendono vita oasi con caratteristiche adatte ad ospitare colonie di animali miste, piccole isole in cui nidificano numerosi uccelli e, nei tempi passati, hanno trovato luoghi fertili le popolazioni residenti.
Questa è l’immagine che mi ha evocato assistere, lo scorso 24 giugno, all’evento ITS 4.0. Sarà stato il caldo e il desiderio di estate ma la sensazione di essere in un luogo di confine e di incontro tra le realtà della formazione e del mondo delle imprese, che spesso sono vissute come lontane e separate, si è fatta largo con insistenza.
Esistono, dunque, dei luoghi in cui queste realtà si fondono con naturalezza e con naturalezza creano una condizione di “bello” e di fertilità.
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La didattica esperienziale degli ITS diventa un laboratorio applicato ed esce dall’aula
Per il terzo anno, ho il piacere di partecipare al progetto ITS 4.0, la sfida lanciata dal MIUR con la supervisione tecnica dell’Equipe del professor Micelli dell’Università Ca’ Foscari, per valorizzare i percorsi biennali ITS introducendo un programma formativo-professionale che avvicina le scuole e le imprese sui temi e le tecnologie 4.0.
Il Miur e, da qualche anno, il MISE hanno sfidato gli ITS chiedendo loro di trasformarsi in laboratori di formazione e innovazione in grado di valorizzare il potenziale creativo dei ragazzi e supportare la ricerca di soluzioni per le richieste formulate dalle imprese.
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La metodologia design thinking alla base degli ITS 4.0
L’equipe di Ca’ Foscari suggerì tre anni fa di adottare quello che è diventato oggi un perno della proposta ITS, il metodo del Design Thinking.
Il percorso è strutturato e parte da una richiesta formulata da un committente (azienda, consorzio o ente pubblico), che riguarda la necessità di apportare una modifica o miglioramento ad un prodotto o ad un processo.
Questo è uno degli elementi base del percorso ITS 4.0: la presenza di un committente reale e di una necessità altrettanto sentita.
È importante infatti che i ragazzi possano cimentarsi con la realtà, intraprendendo un’esperienza di creatività e non solo di ideatività.
Il percorso del Design Thinking simula e consente agli studenti di acquisire un metodo e familiarizzare con strumenti che potranno utilizzare nei loro contesti di vita e di lavoro: tra questi la capacità di formulare le domande e gestire l’intervista, di analizzare gli elementi e di raggrupparli per caratteristiche e la capacità di analizzare le soluzioni già presenti sul mercato.
Tutto ciò, infatti, è racchiuso nelle fasi del Design Thinking: EMPATIA, DEFINIZIONE, IDEAZIONE, PROTOTIPAZIONE, TEST.
Ciascuna fase ha in sé strumenti ed elementi di ragionamento che possono essere traslati e utilizzati nei principali processi di lavoro, soprattutto per chi, come le nostre Fondazioni ITS SI e ITS Agro, opera nell’ambito dei Servizi alle imprese, del Marketing e dello sviluppo del prodotto/processo.
Progetti formativi che diventano business per le aziende
Altri elementi fondamentali del Design Thinking sono la capacità di leggere i bisogni, di ascoltare l’utente e l’utilizzatore, di superare i pregiudizi, di seguire strade nuove e di farsi contaminare mettendo in relazione elementi distanti. Per finire con quelli che considero due elementi straordinari (in grado di trasformare un bravo tecnico in un eccellente professionista): la capacità di fare VERIFICA e la valutazione di FATTIBILITA’.
Questo processo consente di trasformare gli studenti in tecnici e tradurre i progetti formativi in business.
Molti prototipi infatti sono diventati le fondamenta di altri progetti o il punto di partenza di nuovi prodotti.
È ciò che è successo, ad esempio, con gli occhiali per l’assistenza biomedica, elaborati il primo anno, che sono stati ripresi per un progetto svolto dalla Fondazione NTV, o per il dispositivo Narnia 4.0, oggi il cuore di una progettazione europea ed elemento a supporto della candidatura di Narni a Patrimonio dell’Unesco.
Ma numerosi sono i prototipi elaborati a livello nazionale che sono stati adottati dalle imprese committenti.
Formazione e imprese: una rivoluzione che parte dai ragazzi
Le imprese sono l’altro elemento fondamentale del successo di ITS 4.0: sono committenti, partner e spesso assumono la posizione di clienti. Il loro ruolo si fonde con quello degli ITS e i ragazzi “entrano” e si mescolano (come nell’estuario del nostro immaginario fiume) con la realtà aziendale, che osservano, analizzano e a cui presentano il risultato del proprio operato.
Le imprese che partecipano ad ITS 4.0 si “contaminano” dell’energia dei ragazzi e della loro capacità di approcciare al problema con una visione nuova: è una specie di rivoluzione che parte dagli studenti e che contagia i partner.
Ecco dunque che, alle abilità descritte precedentemente, dobbiamo aggiungere la capacità che hanno gli studenti di raccontare, presentare e promuovere il proprio progetto/prototipo. Di entusiasmare ed entusiasmarsi.
Gli appuntamenti di verifica, come quello tenutosi il 24 giugno a Roma a cui hanno partecipato oltre 70 Fondazioni ITS, così come la restituzione alle aziende committenti o come l’esposizione, per chi sarà selezionato, al Maker Faire 2019, rappresentano la conclusione del percorso che gli studenti coinvolti, con più o meno consapevolezza, hanno svolto, sperimentandosi nella presentazione al pubblico e chiudendo così il cerchio delle competenze richieste dalle imprese: capacità di leggere il contesto, di interagire con esso e di comunicare!
Non stupisce quindi, che da questo punto in poi, da questo luogo di incontro tra il fiume della formazione e il mare delle imprese, per i ragazzi 4.0 è più facile prendere il largo!
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