Contents
- Fondi interprofessionali: come consentire ai lavoratori e alle imprese di tenere il passo con un mercato che cambia
- Fondi Interprofessionali: cosa sono
- Fondi Interprofessionali per la formazione continua: stato dell’arte e prospettive
- Quanti e quali sono i Fondi Interprofessionali e come funzionano
- Presentiamo un Fondo: Fonservizi
Fondi interprofessionali: come consentire ai lavoratori e alle imprese di tenere il passo con un mercato che cambia
Agire sul fronte della formazione degli adulti è oggi una necessità urgente per l’Italia: come risultato dell’introduzione delle nuove tecnologie, infatti, il 15,2% dei posti di lavoro è messo a rischio dall’automazione crescente, mentre un ulteriore 35,5% subirà a breve importanti trasformazioni, causate proprio dal processo di digitalizzazione in corso.
Per affrontare questa situazione diventa allora imprescindibile, per le aziende, lavorare sulle competenze dei lavoratori, affinché siano in grado di gestire correttamente le innovazioni che esse intendono introdurre. Tuttavia oggi in Italia solo due lavoratori su dieci sono coinvolti in attività di formazione continua in azienda, circa la metà della media Ocse.
A rivelarlo sono i dati del rapporto OCSE “Adult Learning in Italy: what role for Training Funds?”[1], che analizza il ruolo della formazione nelle imprese italiane e gli strumenti che le aziende hanno per investire sull’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, a partire dai Fondi Interprofessionali.
Per approfondire: La formazione finanziata : come aiutare imprese e lavoratori ad affrontare il cambiamento
Fondi Interprofessionali: cosa sono
I Fondi Interprofessionali sono organismi di natura associativa costituiti attraverso accordi fra le organizzazioni sindacali e altre organizzazioni di rappresentanza delle parti sociali.
Sono stati istituiti mediante la legge 388/2000, che stabiliva che ogni azienda potesse decidere di destinare a uno di tali Fondi una piccola quota dei contributi che già versava mensilmente all’INPS per i propri dipendenti (il cosiddetto “contributo contro la disoccupazione involontaria”, pari allo 0,30%). I contributi versati al Fondo possono essere poi utilizzati dalle imprese per finanziare la formazione dei propri dipendenti.
Fondi Interprofessionali per la formazione continua: stato dell’arte e prospettive
Secondo i dati del rapporto OCSE, oggi i Fondi Interprofessionali rappresentano oltre 1 milione di aziende e 10 milioni di lavoratori e gestiscono circa 600 milioni l’anno: questo li rende attualmente uno dei principali strumenti per il finanziamento della formazione continua in Italia.
Si tratta di numeri importanti, ma non ancora pienamente soddisfacenti, soprattutto per quanto concerne le PMI: gli ostacoli maggiori riguardano, in questo caso, la qualità della formazione, piuttosto che la quantità.
Il rapporto rivela infatti come le difficoltà maggiori siano quelle di connettere la formazione con i trend e i fabbisogni del mercato del lavoro e di coinvolgere i lavoratori con un livello di competenze più basso, che ad oggi risultano spesso esclusi dalle attività formative.
In quest’ottica il ruolo dei Fondi Interprofessionali diventa allora fondamentale sia per leggere correttamente le dinamiche del contesto produttivo e dei territori, sia per promuovere e facilitare l’accesso alla formazione per le piccole e medie imprese. Per garantire che i Fondi vengano utilizzati al meglio, lo studio dell’Ocse raccomanda di implementare la formazione nelle PMI, soprattutto tra i gruppi svantaggiati, e di allineare la formazione alle competenze richieste dal mercato del lavoro, migliorando la qualità della didattica, anche mediante il potenziamento del coordinamento tra i diversi attori.
Quanti e quali sono i Fondi Interprofessionali e come funzionano
Attualmente i Fondi attivi sono 19, di cui 16 per i dipendenti e 3 dedicati ai dirigenti. A essi si affianca Forma.Temp, che finanzia la formazione dei lavoratori con contratto di somministrazione. I Fondi si diversificano sulla base delle organizzazioni sindacali e datoriali che li compongono e quindi sulla base dei settori produttivi, ma ogni azienda può decidere di iscriversi liberamente a qualunque Fondo, indipendentemente dal suo ambito di attività.
L’iscrizione viene effettuata mediante il flusso UNIEMENS mediante l’inserimento del codice del Fondo prescelto: una volta inserito, l’azienda sarà iscritta al Fondo fino a eventuale revoca.
Ogni azienda può poi decidere di utilizzare, per la propria formazione, la propria quota di accantonato, mediante l’attivazione del proprio Conto Formazione, oppure partecipare agli Avvisi che periodicamente i Fondi pubblicano, aderendo a un piano formativo aziendale, settoriale o territoriale.
Presentiamo un Fondo: Fonservizi
Ogni Fondo ha il suo regolamento e il suo funzionamento specifico, anche se convergono tutti sulle principali modalità di accesso ai finanziamenti per la formazione.
Noi oggi presentiamo Fonservizi, il Fondo per la Formazione Continua nei Servizi Pubblici Industriali. Fonservizi nasce a seguito dell’Accordo Interconfederale sottoscritto il 5 Luglio 2010 tra l’organizzazione datoriale Confservizi (Confederazione dei Servizi Pubblici Locali – ASSTRA, UTILITALIA ) e le organizzazioni sindacali dei lavoratori CGIL, CISL, UIL.
La sua missione è quella di promuovere e sostenere le attività necessarie allo sviluppo della formazione professionale continua, finanziando i piani formativi delle imprese aderenti e qualificando le competenze dei lavoratori.
Gli strumenti di finanziamento sono il Conto Formazione Aziendale e gli Avvisi, che si suddividono in 2 tipologie:
- l’Avviso generalista, ovvero un bando annuale e fruibile con modalità a finestra per la presentazione dei piani formativi articolati anche in più d’una attività;
- l’Avviso a sportello, dedicato a piccole proposte formative smart di singole aziende.
[1] OECD (2019), Adult Learning in Italy: what role for Training Funds?, Getting Skills Right, OECD Publishing, Paris.