Parlare di innovazione nelle aziende oggi è diventato lo standard, la condizione minima da cui partire: una contraddizione in termini? Forse, ma anche il termometro per leggere il modo in cui il mondo del lavoro sta cambiando.
Introdurre soluzioni tecnologiche innovative è la base per sopravvivere; evolversi in maniera lineare e di pari passo ai processi di digitalizzazione in ottica Industria 4.0 non basta più: oggi l’innovazione è diventata disruptive, dirompente.
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Fare innovazione nelle aziende: dalla digitalizzazone alla digital disruption
Per affrontare un mercato in continua e vorticosa trasformazione, le imprese devono accogliere e gestire correttamente la cosiddetta digital disruption: una rottura digitale, o meglio un cambiamento di approccio nell’utilizzo delle nuove tecnologie e nella relazione con il cliente.
Non si tratta più, cioè, di adottare nuove tecnologie e nuovi software e di integrarli all’interno del tessuto produttivo abituale, ma di ripensare completamente il modello di produzione e il rapporto con il consumatore. E di capire che il cambiamento è e diventerà sempre di più una condizione naturale di ogni impresa e di ogni progetto.
Processo ambizioso, sicuramente, e anche costoso. Soprattutto in un Paese costituito per il 99,9% da piccole e medie imprese (Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat).
Da dove cominciare, allora, per rendere gestibile e attuabile una trasformazione che già dal nome (“disruption”) fa paura? Per prima cosa, si comincia con il cambiare atteggiamento!
Innovazione tecnologica e opportunità per le imprese
Nonostante spesso spaventino, le innovazioni tecnologiche e digitali che la rivoluzione di Industria 4.0 ha sviluppato aprono tantissime nuove opportunità per le imprese italiane, anche per le più piccole.
Ma per coglierle è necessario anzitutto adottare un atteggiamento proattivo, di apertura verso le novità, e curioso: il primo passo è informarsi. Per scoprire non solo quali sono le soluzioni digitali che possono fare al caso nostro, ma anche come finanziarle.
Da leggere: In uscita il Bando POR FESR Digital Impresa Lazio
Incentivi e fondi per l’innovazione tecnologica
Sì, perché accompagnare le piccole e piccolissime imprese nel processo di innovazione tecnologica è una delle priorità dell’Agenda Digitale Europea e della Pubblica Amministrazione in generale. La Regione Lazio, ad esempio, ha appena promosso il programma regionale “Digital Impresa Lazio”, una strategia di sistema per aiutare la trasformazione digitale delle imprese nei prossimi tre anni con interventi per 18 milioni di euro.
L’obiettivo è quello di sostenere le imprese nel loro passaggio verso il digitale, attraverso attività di formazione e di sensibilizzazione sui vantaggi del digitale, portando sui banchi di scuola il coding, affiancando alle imprese dei digital manager, con il rafforzamento dell’ecosistema regionale digitale e degli strumenti di trasferimento tecnologico.
Il primo step di questo programma è il bando da 5 milioni di euro che la Regione Lazio ha attivato per le PMI, che promuove e finanzia l’adozione di interventi di digitalizzazione dei processi aziendali e di ammodernamento tecnologico attraverso l’utilizzo di servizi e di soluzioni ICT.
Il bando, che si apre oggi, è consultabile qui: POR FESR, Digital Impresa Lazio
Innovazione aziendale e competenze digitali
Affrontata la questione dei finanziamenti, il secondo problema da risolvere sulla strada della digitalizzazione è naturalmente quello delle competenze: questa trasformazione complessiva richiede ai lavoratori competenze diverse da quelle tradizionali, sia a livello tecnico che trasversale.
Secondo le “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2019-2023)” del Sistema Informativo Excelsior, si stima che imprese e PA ricercheranno tra 270.000 e circa 300.000 lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a “Industria 4.0”.
Fra le figure professionali emergenti maggiormente richieste sul mercato ci saranno gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato.
Il report evidenzia inoltre come le nuove tecnologie digitali non riguarderanno solo la creazione di nuove professioni, ma interesseranno anche le professioni già esistenti, che si trasformeranno nei contenuti e nelle mansioni: come si legge nel rapporto, infatti, “uno dei dati più interessanti è che la ricerca di competenze digitali non sarà confinata alle aree funzionali “tecniche” (Information technology, Progettazione e Ricerca e sviluppo), ma sarà sempre più presente anche nelle altre aree: quella amministrativa, le risorse umane, i servizi generali e le funzioni di staff. Oramai a oltre 9 profili su 10 è associata la richiesta di competenze digitali. Al tempo stesso la pervasività della tecnologia è tale che anche alle professioni più squisitamente tecniche, quali quella del programmatore, saranno richieste sempre più competenze di carattere relazionale”.
Questo vuol dire che è necessario creare delle nuove figure di tecnici, che, a fianco delle competenze squisitamente operative e tecnologiche proprie della trasformazione digitale, sappiano mettere in campo capacità per così dire “senza tempo”, come la proattività, l’attitudine al cambiamento, la capacità di gestire le relazioni e di affrontare i problemi. Insomma, figure con professionalità composite, in grado di integrare conoscenze di livello con capacità operative sviluppate sul campo.
E quali percorsi formativi seguire per sviluppare questo tipo di professionalità richieste dal mercato?
Da leggere: Corsi di formazione post diploma per la Generazione Z
Scuole di specializzazione post diploma
Gli ITS sono le scuole di specializzazione post diploma individuate dal MIUR per rispondere alle sfide di Industria 4.0: percorsi biennali post-diploma ad alto contenuto tecnologico alternativi all’Università che, ormai da anni, integrano sapere e saper fare, formando tecnici con competenze innovative in alcuni dei settori chiave del mercato del lavoro italiano, come l’agroalimentare, i servizi alle imprese, il meccatronico, la comunicazione, ecc.
La forza del Sistema ITS è quella di essere realtà in movimento, in continuo confronto con il mondo del lavoro e con le aziende: i percorsi infatti sono continuamente ripensati e ridefiniti per tener dietro alle evoluzioni del mercato e alle sue trasformazioni, anche tecnologiche.
L’approccio ITS conferisce inoltre grande importanza alle cosiddette soft skills, ossia a tutte quelle competenze trasversali che, come abbiamo visto, stanno diventando sempre più centrali per i professionisti di ogni settore.
Nel corso delle attività didattiche gli allievi imparano infatti a interagire con le nuove tecnologie, ma soprattutto con le persone, con le situazioni e con le criticità. Imparano, cioè, a organizzarsi, a pianificare, a monitorare e a reagire correttamente. Per diventare i professionisti che sempre più servono e serviranno alle nostre aziende nel loro processo di digital transformation. A partire da ieri.
Per approfondire: Tra didattica e innovazione c’è il nesso della società