Il digitale riguarda tutti. Le competenze digitali sono oggi un alfabeto senza il quale diventa sempre più difficile trovare o mantenere un lavoro.
Ciò non significa che dobbiamo trasformarci tutti in valenti sviluppatori informatici, né analisti capaci di gestire dati e strategie di comunicazione online. Ma vuol dire che ciascuno di noi dovrebbe muoversi con disinvoltura tra le competenze digitali di base.
Il tema delle competenze in Italia vive ancora di evidenti contraddizioni: tutti ne parlano, ma gli skill legati all’innovazione tecnologica presenti oggi nelle imprese, nelle pubbliche amministrazioni e nel mondo del lavoro in generale non abbondano di certo.
Non mancano iniziative che spingono sulla cultura digitale quale leva di sviluppo imprescindibile per la competitività del Paese, ma è un dato di fatto che le aziende fatichino a trovare figure qualificate.
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Le Imprese faticano a trovare persone con competenze digitali
La transizione green e il processo di digitalizzazione hanno naturalmente condizionato le richieste delle aziende. I loro fabbisogni occupazionali sono stati inevitabilmente influenzati dai maggiori investimenti nella trasformazione digitale, la cui rilevanza nel 2022 è cresciuta in tutti gli ambiti rispetto al periodo 2017-2021.
Le aziende si stanno digitalizzando (e anche velocemente) e questo genera una forte richiesta di figure tecniche digital.
Dal punto di vista tecnologico, si diffonde tra le imprese l’uso di internet ad alta velocità, ma anche l’impiego del cloud, dei big data, dei software per la gestione dei dati e degli strumenti per rafforzare la sicurezza informatica. Sul piano organizzativo e di business, invece, le aziende hanno puntato su sistemi gestionali evoluti per l’integrazione tra le diverse funzioni aziendali ed è anche cresciuto l’uso del digital marketing.
L’importanza di possedere queste skill è anche legata al titolo di studio conseguito: per le aziende infatti sono ritenute fondamentali per il 70% dei laureati, ma si raggiunge il 90% considerando quelli in ingegneria e architettura, e il 99% per chi ha ottenuto una laurea in scienze matematiche, fisiche e naturali. Alta la percentuale anche per i diplomati degli Its (72%).
Le aziende ricercano giovani talenti con competenze digitali, ma fanno fatica a trovarli: mancano i profili ricercati e anche la scarsa preparazione dei candidati finisce per aggravare il mismatch tra domanda e offerta nel mercato.
Hai mai sentito parlare di “Skill mismatch”? Questa definizione sta ad indicare la mancata corrispondenza tra le competenze richieste dalle aziende e quelle effettivamente in possesso da parte dei lavoratori e/o dei candidati.
Il World Economic Forum prevede che nel mondo dovranno essere formate 1 miliardo di persone su nuove competenze entro il 2030. In questo contesto l’Italia ha accumulato un ritardo rilevante posizionandosi agli ultimi posti nella classifica del Digital Economy and Society Index: 26 milioni di italiani non hanno una competenza digitale adeguata (solo il 42% della popolazione tra i 16 e 74 anni ha competenze digitali basiche o avanzate).
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Digital Mismatch: ripartire dalla formazione
Di fronte a questa situazione sarà fondamentale ripartire dalla formazione per cercare di arginare il più velocemente possibile il Digital mismatch.
Ma come costruiamo un sistema educativo che prepari i lavoratori alle competenze tecnologiche?
Il futuro della scuola deve fare necessariamente i conti, già da oggi, con una realtà in continua evoluzione.
Il digitale diventa uno strumento cruciale per la scuola del futuro, per renderla flessibile e adattabile alla nuova realtà, a un mondo del lavoro che richiede abilità e atteggiamenti diversi, cui rispondere con competenze trasversali e con la necessità di un apprendimento continuo che richiede la capacità di “imparare a imparare”.
In questa ottica il digitale diventa una competenza di base necessaria per il mondo del futuro, ma anche lo strumento abilitante di una didattica innovativa finalizzata alla formazione di quelle competenze trasversali (le cosiddette soft skill) che non possono basarsi sulle materie tradizionali.
Allo stesso tempo rappresenta un mezzo di potenziamento dell’apprendimento scolastico. La tecnologia sta ridefinendo alla radice il ruolo dell’educazione scolastica nella società, ma ciò non vuol dire trasformare i libri di testo in digitale, ma cambiare il modo in cui i contenuti vengono pensati e distribuiti, oltre alla capacità di ingaggiare e intrattenere gli studenti supportandoli e indirizzandoli nella costruzione del loro percorso di vita professionale.
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Come gli ITS possono ridurre il Digital mismatch
Per vincere la sfida delle nuove competenze è necessario stringere una forte alleanza tra il mondo della scuola e le imprese per la costruzione di percorsi comuni finalizzati alla formazione di nuove professionalità.
Le istituzioni, associazioni di rappresentanza, aziende sempre di più dovranno dare vita a dei modelli di collaborazione pubblico-privato che, come nel caso delle ITS Academy, possono diventare un punto di riferimento per la diffusione delle competenze digitali e per lo sviluppo dell’occupazione nei territori. Solo in questo modo potremo favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con un bagaglio di competenze in linea con le esigenze del mondo produttivo.
Possiamo certamente affermare che lo sviluppo del sistema degli ITS costituisce la risposta concreta ed efficace a due dei principali paradossi del nostro Paese: l’alta disoccupazione giovanile e la carenza di tecnici specializzati.
Nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia, gli ITS sono scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo che preparano i quadri intermedi specializzati che nelle aziende possono aiutare a governare e sfruttare il potenziale delle soluzioni di Impresa 4.0.
Dalle tecnologie immersive alla fabbrica intelligente. Passando per metaverso, realtà virtuale, cybersecutiry, gaming. Gli ITS Academy non solo formano i talenti di Industria 4.0 confermandosi veri e propri passepartout per il lavoro (tasso di occupazione dei neodiplomati all’80% con oltre il 90% di questi che ha trovato lavoro in un’area coerente con il proprio percorso di studi), ma sempre più si stanno affermando anche come “fucine” di innovazione.
La chiave del successo degli ITS è la forte spinta “pratica” dei percorsi, che vengono co-progettati con le aziende, con l’elevato numero di ore “on the job” e di docenti provenienti dal tessuto produttivo.
Negli anni gli ITS si sono poi sempre più contraddistinti come leve dell’innovazione del cambiamento, una “palestra” dove si praticano attività didattiche innovative (Design Thinking), dove gli studenti apprendono con le tecnologie e con un’organizzazione agile.
In tal modo gli ITS si confermano come un sistema sempre più dinamico, connesso con le filiere produttive, che contribuisce al tessuto produttivo con risposte concrete ai fabbisogni formativi delle imprese, accompagnando così le aziende nella transizione digitale.
Con un mismatch e un tasso di disoccupazione giovanile, entrambi elevati, è fondamentale rilanciare tutta la filiera dell’istruzione tecnica, dagli istituti tecnici agli Its Academy, e il Pnrr ci offre una grande opportunità.
E seguendo proprio i pilastri fondamentali del Pnrr, digitale e transizione ecologica, verranno aggiunti programmi ad hoc agli ambiti di attività degli ITS che dal 2008 sono sei: Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo, Tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Ad esempio sono già in sviluppo i primi corsi sulla Cybersecutiry negli ITS di Emilia-Romagna, Umbria, Puglia e Liguria.
Ricordi il Progetto Narnia 4.0?
Realizzato dagli studenti del Corso Tecnico Superiore Marketing e la Digital Strategy Aziendale, Narnia 4.0 rappresenta un vero e proprio assistente virtuale che, attraverso la tecnica creativa del Design Thinking e all’utilizzo delle tecnologie 4.0, ha rivoluzionato l’esperienza turistica di un territorio.
Scopri di più sul Progetto: Narnia 4.0 – Il sistema digitale che innova l’esperienza turistica
ITS 4.0: il punto di incontro sul 4.0 tra aziende e ITS Italiani
Il progetto ITS 4.0 propone a tutte le Fondazioni a cui fanno capo gli ITS un nuovo programma formativo-professionale che avvicina scuole e imprese sui temi del 4.0.
L’obiettivo è quello di creare un ponte tra scuola e impresa e di fare dei bienni post diploma una palestra di innovazione che consente agli studenti degli ITS e agli imprenditori di scoprire fianco a fianco le potenzialità delle tecnologie 4.0.
A partire da gennaio 2018 sono stati sviluppati dei laboratori di formazione e innovazione in tutti gli ITS italiani mirati a far collaborare studenti, docenti e personale delle imprese delle diverse specializzazioni settoriali dei territori su cui gli ITS insistono.
Nel 2017 la Fondazione ITSSI è stata selezionata dal M.I.U.R., insieme ad altre 5 Fondazioni, per progettare e sperimentare i contenuti didattici necessari a supportare il progetto nazionale di Industria 4.0 del M.I.S.E. Da allora partecipa stabilmente alle iniziative di formazione per i tecnici di Industria 4.0 e ai progetti di innovazione per le aziende, attraverso la metodologia del Design Thinking.
Una metodologia didattica innovativa
Gli ITS hanno affrontato i nodi del 4.0 attraverso una metodologia innovativa di approccio all’innovazione definita “Design thinking” puntando alla comprensione degli effettivi bisogni degli utenti della tecnologia, su strumenti di prototipazione efficace e low cost e su modelli pertinenti di valutazione economica.
Gli ITS coinvolti hanno sviluppato progetti di innovazione che spaziano dall’utilizzo della sensoristica più avanzata per la gestione dei caseifici alla realtà virtuale per animare siti storico-artistici poco conosciuti, dalle stazioni di ricarica trasportabile per bici elettriche fino ai robot che gestiscono gli allevamenti di polli.