Si parla ormai da anni delle difficili condizioni economiche che l’Italia sta affrontando, in particolare uno dei maggiori problemi è quello della disoccupazione cronica, soprattutto quella giovanile, la quale non sembra essere destinata a diminuire almeno nel breve periodo.
Alcuni esperti di economia hanno addirittura parlato di una “generazione persa” con forti effetti sul futuro del tessuto sociale del paese.
Quali sono state le cause che hanno portato a questa situazione? Quali sono le azioni che il Governo sta effettuando per risolvere il problema?
Ecco, prima di passare a parlare delle soluzioni e degli incentivi occupazionali che il Governo ha varato in seguito all’ultima manovra di bilancio, mi sembra opportuno parlare e approfondire alcune cause che hanno portato alla situazione attuale.
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Fattori scatenanti della crisi in Italia
Ogni giorno in prima serata vanno in onda programmi che cercano di spiegare alle persone le cause che hanno portato alla situazione attuale dell’economia italiana.
Ebbene, quali sono le principali cause che hanno delineato questa situazione?
Innanzitutto, occorre distinguere tra due problematiche di fondo afferenti al nostro sviluppo economico:
- La maggiore vulnerabilità a shock esterni, con conseguenze quali la lunga recessione e la successiva debole riprese.
- Il declino economico già presente prima della crisi.
Secondo il Dott. Faini le cause della decadenza economia sono rintracciabili nel modello di specializzazione obsoleto, con una prevalenza di settori tradizionali a bassa intensità di manodopera qualificata.
Quindi l’economia italiana non ha retto l’urto dell’ingresso nel mercato mondiale dei cosiddetti paesi emergenti, dal tessuto produttivo parzialmente simile al nostro, ma caratterizzati da un costo inferiore della manodopera. Inoltre, questi ultimi paesi sono riusciti successivamente a colmare il divario tecnologico grazie agli investimenti esteri diretti e le delocalizzazioni, togliendo anche questo vantaggio ai produttori italiani.
Tuttavia, secondo molti esperti, il vero problema dell’economia italiana è la produttività del lavoro, che non è cresciuta nell’ultimo ventennio, rappresentando un caso unico tra tutti i paesi avanzati.
L’Italia, quindi, ha perso di competitività rispetto alle altre economie per l’ incapacità di rinnovarsi ed abbracciare le nuove tecnologie 4.0.
Alle difficoltà delle imprese per quanto riguarda l’innovazione si deve aggiungere il crollo drammatico del reddito disponibile pro-capite, sceso ai livelli degli anni 80 e le difficoltà delle imprese nel trovare finanziamenti nel settore bancario, anch’esso fortemente colpito dalla crisi, soprattutto quella del debito a partire dal 2012.
Infatti, le banche italiane sono fortemente esposte rispetto alle variazioni dei tassi d’interesse dei titoli di stato, detenendone la maggior parte. Di fronte alla perdita di valore di questi titoli, gli istituti creditizi hanno alzato i tassi d’interesse dei prestiti destinati alle imprese, nel tentativo di limitare le perdite.
Contestualmente sono state meno incline alle concessioni di prestiti alle aziende richiedendo sempre maggiori garanzia.
In questo modo hanno fortemente limitato le aziende proprio nel momento in cui necessitavano maggiori finanziamenti per le attività di innovazione.
Di conseguenza queste ultime occupano le posizione finali in Europa per quanto riguarda gli investimenti in R&S.
Le aziende quindi, da un lato si sono trovate nella situazione di non poter fare più investimenti e dall’altro hanno perso anche quote di mercato a causa dell’abbassamento del reddito pro-capite e dei consumi.
A questo si deve aggiungere il crollo degli investimenti pubblici scesi dal 3% al 2% a causa delle misure di austerity e di rientro imposte allo Stato.
Gli effetti della crisi sul mercato del lavoro
Tutto quello di cui si è parlato nel paragrafo precedente ha avuto un forte impatto sul mercato del lavoro, comportando una forte disoccupazione che ha raggiunto il picco nel 2014 con una punta massima del 13,4% accompagnata da una disoccupazione giovanile del 43,9%.
Sicuramente tra i fattori che hanno causato questa situazione troviamo:
- la flessibilità in ingresso nel mercato del lavoro, caratterizzata da contratti di breve durata e in cui le imprese non hanno nessun interesse ad investire in formazione per i dipendenti;
- La scarsa percentuale di persone, anche tra i più giovani che possiedano un titolo di istruzione terziario (27% della popolazione tra i 25-34 anni) contro il 40% della media europea.
Infatti, l’Italia risulta essere tra gli ultimi paesi per quanto riguarda la spesa per l’istruzione con solo il 4% del PIL.
Quali sono le possibili misure che si possono adottare per migliorare la situazione di disoccupazione in Italia?
In realtà ce ne sono diverse:
- Riformare le istituzioni del lavoro, introducendo una maggiore flessibilità per innalzare i livelli occupazionali, nonché accrescere la produttività e contenere il costo del lavoro;
- Rafforzare le politiche attive del lavoro rivolte a:
- La domanda di lavoro: come per esempio le politiche di incentivazione delle assunzioni, la promozione di impresa e sviluppo locale;
- L’offerta di lavoro: interventi a favore degli investimenti in capitale umano (istruzione, formazione, apprendistato, riqualificazione dei lavoratori disoccupati)
- L’incontro tra domanda ed offerta, agendo sulla mobilità dei lavoratori e sulle azioni di ricerca di lavoro, l’orientamento professionale, la mobilità dei lavoratori.
Nei prossimi paragrafi cercherò di concentrarmi maggiormente sulle azioni del secondo punto, le politiche attive ed in particolare le azioni che il legislatore ha deciso di intraprendere con la legge di Bilancio 2020 per invogliare le imprese, attraverso alcuni incentivi ad assumere in particolar modo giovani.
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Incentivi 2020: Bonus Assunzioni Giovani
Vediamo ora quali sono le soluzioni pensate per risollevare i tassi di occupazione ed in particolar modo dare una possibilità maggiore di ingresso nel mercato del lavoro alle categorie considerate più vulnerabili.
1. La riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti
Nell’ultima legge di Bilancio, pubblicata in gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2019, è stato istituito un apposito fondo, “Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti”, per una somma pari a 3 milaridi di euro per l’anno 2020 e a 5 miliardi per gli anni successivi al 2021.
Scopo del provvedimento è quello di far salire il famoso bonus Renzi, dall’attuale cifra di 80 euro a 100 euro mensili per i lavoratori che già ne beneficiano, per essere più precisi quelli con reddito fino a 26.600 euro.
Grazie a questa manovra il bonus viene esteso fino ai lavoratori con reddito pari a 28.000 euro, mentre decresce progressivamente fino ad 80 euro per i lavoratori con reddito pari a 35.000 euro.
2. Sgravi contributivi per l’assunzione di apprendisti
L’incentivo comprende uno sgravio contributivo totale per un periodo di tre anni e riguarda il datore di lavoro che tra il proprio personale ha un numero di apprendisti pari o inferiore a nove.
Dal quarto anno in poi il datore di lavoro invece dovrà versare l’aliquota piena del 10%.
3. Bonus atlete
Con questa legge di bilancio si introduce un esonero del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali fino al limite massimo di 8.000 euro per le aziende che assumano atlete donne per contratti di lavoro sportivo.
4. Gli incentivi per giovani imprenditori agricoli
Questo incentivo riguarda gli imprenditori agricoli con meno di 40 anni che si iscriveranno alla previdenza agricola e prevede l’esonero dal versamento del 100% dell’accredito contributivo presso l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia per un periodo massimo di 24 mesi.
5. Bonus eccellenze
Il bonus riguarda le imprese che decidono di assumere a tempo indeterminato per l’anno 2020 giovani under 30 in possesso di una laurea magistrale ottenuta con un punteggio di 110 e lode e nei tempi, nel periodo compreso tra il 1°gennaio 2018 e il 30 giugno 2019.
L’incentivo riguarda l’esonero del 100% dal versamento dei contributi previdenziali.
Il bonus è riconosciuto solo nel caso in cui il titolo sia stato conseguito entro la durata legale del corso di studi e con una media ponderata di almeno 108/110.
Oltre ai laureati magistrali, la misura coinvolge anche i dottori di ricerca fino al compimento del 34esimo anno di età. L’esonero contributivo è limitato a un periodo massimo di 12 mesi dalla data di assunzione ed entro il limite di 8 mila euro per ogni assunzione effettuata.
6. Partite Iva
La legge di bilancio, pur mantenendo in vita la tassa unica (cosiddetta flat tax) al 15% per le partite Iva il cui fatturato non superi i 65 mila euro annui, ha introdotto due vincoli:
1) Per accedere alla fiscalità agevolata non bisogna superare il limite di 20mila euro lordi annui per i compensi dati a dipendenti o collaboratori, relativi a lavoro accessorio, collaborazioni anche a progetto, lavoro subordinato;
2) Sono esclusi dalla fiscalità agevolata i contribuenti che nell’anno precedente abbiano percepito redditi di lavoro dipendente o assimilati superiori a 30mila euro.
7. Naspi
È previsto il godimento della Naspi sotto forma di contributo all’autoimprenditorialità percepito in unica soluzione, per i lavoratori subordinati quando questa venga corrisposta in occasione della sottoscrizione di una quota di capitale sociale di una cooperativa, all’interno della quale il rapporto mutualistico preveda l’attività lavorativa da parte del socio.
8. Gli incentivi all’assunzione a tempo indeterminato degli under 35
Possono usufruire di uno sgravio fiscale del 50% le imprese private che assumono con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti lavoratori al di sotto di 35 anni che non hanno mai lavorato stabilmente.
L’incentivo è riconosciuto per un periodo massimo di trentasei mesi ed entro il limite di 3.000 euro, l’anno e la cifra è raddoppiata per le imprese presenti nel meridione.
L’ultima legge di bilancio prevede in particolare un esonero contributivo previdenziale del 100%, fino a 8.060 euro su base annua, in caso di assunzioni a tempo indeterminato di giovani disoccupati fino a 34 anni di lavoratori ultra 35enni privi di impiego regolare da almeno sei mesi.
Questa ultima tipologia di incentivi non riguarda solamente assunzioni a tempo indeterminato, ma in forme diverse con incentivi diversi viene esteso anche ad assunzioni a tempo determinato, di conseguenza può essere l’incentivo, tra tutti quelli che abbiamo visto, che potrebbe dare le maggiori opportunità per i giovani.
Per questo penso che un maggior approfondimento sia opportuno e nel prossimo paragrafo lo vedremo nel dettaglio.
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Come funziona il Bonus assunzioni giovani 2020
Sono previsti diversi incentivi in base al giovane che viene assunto.
Per i giovani disoccupati tra i 15 e i 29 anni, iscritti a Garanzia giovani, sono previsti incentivi per i datori di lavoro che assumano il giovane con contratto di tirocinio o apprendistato.
Per le aziende che assumano il giovane con un contratto a tempo determinato, l’incentivo può variare da un minimo di 1.500 euro ed arrivare ad un massimo di 4.000. A fare la differenza oltre al profilo del lavoratore scelto è anche la tipologia contrattuale.
Per i ragazzi assunti in forma di tirocino, invece, è previsto un bonus di 300 euro erogato direttamente al lavoratore oppure sottoforma di rimborso all’azienda.
In caso in cui l’azienda opti per un contratto di apprendistato viene riconosciuto un contributo che parte da 2000 euro ed arriva fino ad un massimo di 3000.
La misura di incentivi riguarda anche i contratti di apprendistato di terzo livello, in questo caso però il contributo può arrivare fino ad un massimo di 6000 euro.
Un discorso diverse riguarda i ragazzi non iscritti a Garanzia Giovani.
In questo caso particolare è stato scelto di riconoscere un incentivo anche alle aziende che assumano un ragazzo di età compresa tra i 30 e i 35 anni.
La misura consiste in uno sgravio fiscale del 50% per il datore di lavoro fino ad un importo di 3.000 euro.
Bonus giovani 2020: requisiti aziende
Se sei un imprenditore sicuramente ti starai chiedendo quali sono i requisiti che la tua azienda deve rispettare.
Ebbene possono accedere a questi incentivi le aziende che operano sul territorio nazionale e che non hanno licenziato nessun dipendente nei sei mesi anteriori.
Inoltre, il nuovo assunto deve rimanere occupato per almeno 6 mesi.
L’ultimo requisito prevede il possesso del DURC (Documento di regolarità contributiva) e l’impresa non può assumere giovani già beneficiari del bonus con altre imprese anche se queste ultime hanno sottoscritto un contratto a tempo determinato di più di sei mesi con il lavoratore.